Mobbing contro le donne. La storia di Lorenzo.

di redazione di NoiNo.org

La chiameremo Francesca. Non è il suo vero nome ma poco importa. L'importante è che possiamo raccontarvi la sua storia, grazie alla tenacia e all'amore di Lorenzo, il suo fidanzato. Sì, questa non è una storia di crudeltà consumate all'interno di un rapporto di coppia. Quella di Francesca è una vicenda di mobbing estremo, una persecuzione sul luogo di lavoro. Che però ha alcuni inquietanti tratti in comune con il fenomeno della violenza maschile contro le donne e del femminicidio.

Per tre anni, ci racconta Lorenzo, i dirigenti di una multinazionale hanno vessato i propri dipendenti per ottenerne le dimissioni spontanee, accanendosi in particolare sulle donne. Francesca era una di loro. "Era", perché purtroppo Francesca è morta, unica vittima di un banale incidente stradale. Una causa non direttamente legata al mobbing. Ma Lorenzo è convinto che le conseguenze non sarebbero state così gravi, se Francesca non fosse stata totalmente debilitata, ridotta all'ombra di sé stessa dopo tante, continue violenze psicologiche.
"Insulti, grida e minacce di licenziamento, unite ad una mole di lavoro insostenibile, rivolte ai danni di Francesca e di altre colleghe di lavoro, hanno finito per trasformare una persona dal sorriso radioso, che parlava 5 lingue, sportiva, solare, instancabile, in una persona sfinita, angosciata, isolata, impaurita, afflitta da insonnia notturna e conseguente letargia diurna, vomito, mancanza di coordinazione, «come una tossicodipendente»."

Lorenzo descrive dettagliatamente questo calvario nel documento che potete scaricare qui a lato, e che vi consigliamo di leggere per intero. I nomi sono di fantasia, i luoghi non sono specificati, l'azienda non è citata. Perché la magistratura ha aperto un'inchiesta, e i dati reali sono riservati. Noi vi proponiamo in buona fede questa testimonianza perché crediamo possa essere utile a chi si trova in una situazione analoga, e come spunto di riflessione. Ma perché farlo su NoiNo.org? La persecuzione lavorativa si applica anche agli uomini, ovviamente, e di sicuro esistono donne che la esercitano. Le molestie organizzate da una corporation non sono neutre, come il denaro? Esiste un "mobbing di genere"? Lorenzo ci risponde di sì.

La storia di Francesca è la cronaca di una violenza esercitata solo da dirigenti uomini, "soprattutto con le donne perché incapaci di reagire", testimonia un collega. Che le donne non siano capaci di reagire, o che le vittime siano donne fragili, è opinabile e spesso contraddetto dai fatti. Ma è plausibile che siano le donne a essere prese di mira più dei maschi, e dai maschi. Come sostiene Marie-France Hirigoyen nel libro Molestie morali (Einaudi, 2005), i comportamenti manipolatori, messi in atto da personalità perversamente narcisistiche, nascono spesso da ragioni di potere e di leadership. Storicamente siamo noi uomini a occupare i posti di responsabilità, ed è plausibile che alcuni trovino "giusto" (oltre che vantaggioso) prendersela con le nuove arrivate. Anche perché il modello di ruolo maschile che va ancora per la maggiore ci dice che se un uomo perde la sua posizione sociale, perde il suo senso nel mondo. Così, tanti di noi si aspettano che, in caso di crisi, sia la donna a farsi spontaneamente da parte: dopotutto, il "suo posto" sarebbe a casa con i figli, più che il posto di lavoro.

Nel caso del mobbing, la strategia aziendale è determinata al raggiungimento dell'obiettivo con tutti i mezzi. Compreso il "burnout": fare in modo che un lavoratore si bruci per lo stress, fino ad abbandonare il campo o a offrire la scusa per un licenziamento. Se la vittima predestinata resiste, un "tagliatore di teste" frustrato può aggiungere un'ulteriore malevolenza. Francesca ha resistito, consumando tutte le sue energie, fino all'ultimo giorno. Sono impressionanti le analogie tra il suo comportamento e quello di tante vittime di stalking e violenza domestica: la tendenza a assumersi compiti impossibili, a colpevolizzarsi, a lasciarsi annullare come se fosse l'unica strada possibile. Ma cosa fare, per non sentirsi impotenti davanti a questi meccanismi?

Lorenzo ha passato gli ultimi due anni a cercare giustizia, dopo aver denunciato l'azienda in cui lavorava Francesca. L'esito è incerto, per tanti motivi. Probabilmente servono strumenti legislativi e servizi più efficaci. Ma per lui è forse ancora più importante far conoscere prevenire queste dinamiche: è la prima strada per evitare che storie come quella di Francesca si ripetano. Per questo ha raccolto documentazione, testimonianze, immagini e video. Vuole coinvolgere i media, raggiungere quante più persone possibile. Volete contribuire? Potete cominciare a diffondere e linkare questo post nei vostri canali, sui social network, tra le vostre conoscenze. Per avere maggiori dettagli potete scrivere a Lorenzo. Vi aggiorneremo sugli sviluppi di questa vicenda. Voi, intanto, datevi da fare.



3 Commenti


ANNAMARIA BENIGNI
01/08/2014

SOLIDALE CONOSCO BENISSIMO QUESTE SITUAZIONI ANCHE SE IL CONTENUTO DEI FATTI è DIVERSO


Stefano Bovero
01/07/2014

protestare alla grande, promuovere campagne, far conoscere questo inferno ai massimi livelli. Nel nostro paese occorre molto tempo prima che i diritti vengano riconosciuti. Queste continue violazioni dei diritti delle donne sul lavoro si configurano come un vero e proprio attentato silenzioso contro l'art. 3 comma 1 della Costituzione, che sancisce solennemente il principio di uguaglianza senza distinzioni, innanzi tutto, di genere.


01/07/2014

Dalla redazione del blog: ci dispiace ma abbiamo dovuto nascondere il commento di un'utente perché conteneva riferimenti precisi (nomi) a un procedimento legale in corso.


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